Close
Type at least 1 character to search
Back to top

La storia della prima macchina da scrivere

blog

La storia della prima macchina da scrivere

Si calcola che furono almeno 52 gli inventori che in luoghi, tempi e modi diversi e indipendentemente l’uno dall’altro, crearono un qualche tipo di macchina da scrivere. Ma abbiamo una data certa, il 23 luglio 1829 fu l’americano William Austin Burt a ricevere il brevetto per aver inventato il cosiddetto “tipografo”.

Il funzionamento era abbastanza semplice. Una leva rotante permetteva alle lettere di imprimersi sulla carta che ruotava man mano che venivano scritte le diverse righe.

Burt concepì l’idea di un dispositivo di scrittura quando osservò un impiegato d’ufficio stremato dal dover realizzare documenti ufficiali a mano. Burt pensò che una macchina da scrivere avrebbe fatto risparmiare molte energie. Il prototipo di Burt fu migliorato in seguito ma non riscosse un grande successo sotto il profilo commerciale. In molti infatti lamentavano l’estrema lentezza del sistema di scrittura e la poca praticità delle sue dimensioni.

Questo primo originario esemplare fu fondamentale per lo sviluppo delle successive macchine da scrivere.

Un altro nome da ricordare nella storia della macchina da scrivere è quello di Ravizza che nel 1846 perfezionò questa tecnologia per scopi umanitari. Ciò che creò Ravizza venne definito “cembalo scrivano” e dava la possibilità alle persone cieche di poter scrivere.

Un altro passo in avanti fu fatto nel 1867, quando Sholes realizzò la prima macchina idonea alla produzione commerciale.

In particolare, la prima macchina da scrivere ad avere successo fu la Remington No.1.

Sholes perfezionò l’invenzione, dopo aver compreso le difficoltà del lavoro tipografico. Per risolvere le problematiche implementò nella macchina una tastiera con lettere e numeri e coniò il nome “Type-writing machine”.

A Sholes si deve anche la disposizione attuale delle lettere nella tastiera dei computer: fu lui a creare la disposizione denominata QWERTY. Il nome deriva dalla disposizione delle prime sei lettere in alto a sinistra. La strategia di posizionare le lettere più utilizzate in modo che fossero facilmente raggiungibili dalle dita era stato pensato affinché le dattilografe potessero scrivere più velocemente. Nonostante le tastiere si siano evolute dalla fine dell’Ottocento ad oggi, questo particolare è rimasto immutato.

La svolta, tuttavia, furono le macchine elettriche prodotte successivamente: nel 1950, infatti, l’Olivetti lanciò il celeberrimo modello Lettera 22. Fu la prima macchina da scrivere che venne prodotta a livello industriale, basandosi su un disegno di Camillo Olivetti, di cui prese il nome. Il lancio promozionale al pubblico avvenne con il famoso manifesto di Teodoro Wolf Ferrari in cui Dante Alighieri punta l’indice sulla macchina da scrivere.

Il modello Lettera 22 è diventata uno status symbol per generazioni di scrittori e giornalisti, tra cui Indro Montanelli.

Oggi rimpiazzata dai personal computer che contengono installati uno o più programmi di videoscrittura, la macchina per scrivere è stata uno dei primi dispositivi di largo utilizzo per la rapida redazione di documenti in formati standardizzati, segnando l’inizio di una nuova era per la scrittura, per esempio il suo utilizzo fece nascere una nuova professione, la dattilografia, inizialmente riservata alle donne.

Si possono richiamare esempi relativi all’evoluzione di alcune attività, come la segreteria, dove l’introduzione dei videoterminali ha modificato le attività svolte. Nel tempo si è passati da compiti di segreteria basati su archiviazione cartacea (e relativa indicizzazione), scrittura manuale o dattilografia, ad attività di segreteria dove la presenza di VDT (videoterminalista) può permettere di concentrare tutte le attività (archiviazione, reportistica, corrispondenza, ecc.) su un’unica macchina gestita da un’unica persona.

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.