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Meta, l’evoluzione di Facebook

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Meta, l’evoluzione di Facebook

Il 4 febbraio del 2004 vide la luce la famosa piattaforma social, conosciuta in tutto il mondo come Facebook.

Nel 2003 l’allora diciannovenne Mark Zuckerberg rese disponibile in internet Facemash, un sito web, predecessore di Facebook, mentre frequentava il secondo anno all’università di Harvard. Da allora questo social è mutato tantissimo, dall’aspetto al modo di pubblicizzare i vari prodotti, fino al 28 ottobre del 2021, quando il suo fondatore ha annunciato il cambio di nome in Meta che deriva da “Metaverso“, un mondo basato sulla realtà virtuale, dove si entra tramite visori VR e dispositivi specifici: una nuova piattaforma che dovrebbe privilegiare l’utente e offrirgli una nuova modalità di fruizione dell’esperienza social in tutte le sue declinazioni.

Spiega Zuckerberg: “Ho fatto studi classici e la parola ‘meta’ deriva dalla parola greca che significa ‘oltre’. Per me, significa che c’è sempre altro da costruire e c’è sempre un capitolo successivo della storia.

La nostra è una storia che è iniziata in una stanza di un dormitorio” al college “ed è cresciuta oltre l’immaginabile”, diventando “una famiglia di app che le persone usano per connettersi tra loro, avviare attività, creare comunità e movimenti che hanno cambiato il mondo”, e aggiunge “Abbiamo costruito cose che hanno unito le persone in modi nuovi”.

 “Ora è il momento di prendere tutto ciò che abbiamo imparato e aiutare a costruire il prossimo capitolo. Sto dedicando le nostre energie a questo, più di qualsiasi altra azienda al mondo. Se questo è il futuro che volete vedere, spero che vi unirete a noi. Il futuro sarà al di là di tutto ciò che possiamo immaginare” conclude.

Metaverso è una parola apparsa per la prima volta nel 1992, anno in cui Zuckerberg aveva appena 8 anni, nel romanzo Snow Crash di Neal Stephenson. In quel libro si descrive un mondo virtuale, all’interno del quale gli umani entrano sotto forma di “avatar“, cioè rappresentazioni visive (a loro volta virtuali) delle persone in carne ed ossa. Ora, a quasi trent’anni dalla nascita del concetto di metaverso, Zuckerberg è convinto che sia arrivato il momento di farlo diventare realtà (virtuale). Il logo scelto ha come simbolo il segno matematico dell’infinito, distorto da una prospettiva irregolare: probabilmente la rappresentazione metaforica di un mondo ridisegnato da un’idea di spazio-tempo differente, oltre le consuetudini e i limiti del reale.

Efficace nella sintesi grafica e nel significato universale, quell’8 rovesciato assomiglia anche alla M di Meta soggetta a una forza di trazione e di mutamento: un processo di meta-morfosi e dell’idea di infinito che è il concetto stesso del mondo virtuale. Riguardo al colore, l’azzurro mantiene ancora un nesso con il logo di Facebook, ma richiama anche il concetto di infinito, mentre dal punto di vista estetico si colloca in quella palette tenue per seguire la morbidezza delle forme arrotondate, elastiche, altra tendenza della grafica attuale, esattamente come quella minimalista che ultimamente va per la maggiore. Secondo Mark Zuckerberg ci vorranno almeno 5 anni prima che il Metaverso sia usato da milioni (o miliardi) di persone, ma le prime fondamenta ci sono già. Metaverso vuol dire quindi realtà virtuale, una piattaforma software tramite cui fare esperienze impossibili nel mondo reale. Usando appositi visori per la realtà virtuale, quindi, gli utenti potranno “entrare” in luoghi che non esistono per incontrare gli avatar di persone che esistono. Tutto ciò sia per divertimento che per lavoro, una sorta di Second Life 2.0.

Grande importanza, all’interno del Metaverso, avranno gli ologrammi: “In questo futuro – spiega Zuckerberg nella lettera – sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come un ologramma per essere in ufficio senza spostarti, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Sarai in grado di dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio“.

Un ruolo fondamentale, infine, lo faranno i creatori di contenuti: oggi i creator fanno affari creando video o app, domani potranno farli creando oggetti o servizi da usare all’interno del Metaverso. La piattaforma di realtà virtuale di Facebook/Meta si chiama Oculus ed è composta da hardware (i visori VR) e software (app e giochi). Oculus Quest 2 è un visore “all in one“: non necessita di altro hardware e può essere utilizzato senza un computer o altro dispositivo che lo comandi. Tuttavia, per aumentare le prestazioni del visore è possibile connetterlo ad un PC tramite il cavo a fibra ottica Oculus Link.

All’interno del visore ci sono due schermi, uno per occhio, entrambi con risoluzione 1832×1920 e refresh rate fino a 90 Hz. Gli altoparlanti sono integrati, come pure il microfono e c’è l’audio “posizionale“: in pratica il suono cambia in base ai movimenti della testa, rilevati dai sensori di tracciamento (supporta 6 gradi di libertà, cioè movimento completo nello spazio in tutte le direzioni). Infine, ci sono i due controller touch grazie ai quali è possibile interagire con persone e oggetti all’interno dell’esperienza di realtà virtuale.

Altra cosa che possiamo già fare con gli Oculus Quest 2 è giocare a uno dei tanti titoli in VR, anche in multiplayer tramite Internet. Per quanto riguarda il fitness, invece, probabilmente nel metaverso di Facebook possiamo già vedere le palestre del futuro: grazie al visore e ai controller possiamo allenarci (sudando realmente) in spazi virtuali, fare sport di squadra, lezioni di Zumba con gli amici e molto altro. Per finire, c’è l’arte e l’intrattenimento: grazie al visore VR Oculus Quest 2 possiamo partecipare ad eventi 100% virtuali, visitare mostre che non si trovano in nessuna galleria reale del mondo e, perché no, creare noi stessi la nostra arte.

Facebook non è più solo un social network “Al momento, il nostro nome è legato unicamente a un prodotto” continua Zuckerberg, “Ma nel tempo spero che la gente ci veda come una compagnia del metaverso“. E’ bene precisare, però, che a cambiare il nome non è Facebook ma il “gruppo” Facebook. Meta, infatti, è il nuovo nome di Facebook Inc., cioè la holding finanziaria alla quale afferiscono Facebook, Instagram, WhatsApp e le altre aziende del gruppo. Meta quindi indica un mutamento, una trasformazione: Facebook guarda oltre insomma, a un nuovo mondo tutto da creare, a un nuovo business tutto da colonizzare a conferma che la tecnologia continua ad essere il motore di una radicale ed esponenziale trasformazione delle nostre esistenze.

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