la storia delle olimpiadi
La storia della Olimpiadi si divide in due parti: quelle antiche in riferimento all’antica Grecia, dove hanno inizio nel VII secolo a.C. ad Olimpia, e quelle moderne il cui progetto prese forma nel 1896 con il nome di ”Giochi olimpici”.
Il funzionamento era abbastanza semplice.
I Giochi Olimpici classici nacquero con una gara di corsa che si svolgeva ogni olimpiade. L’olimpiade infatti era per gli antichi greci, un periodo temporale, corrispondente a quattro anni. Successivamente si aggiunsero altri sport e i Giochi diventarono sempre più importanti in tutta la Grecia, tanto da essere svolti in onore di Zeus e, per i cinque giorni di competizione, le guerre in tutto il paese erano sospese.
I greci usavano le Olimpiadi come uno dei loro metodi per contare gli anni, la partecipazione era riservata a greci liberi che potessero vantare antenati greci.
La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti comportava che solo i membri delle classi più facoltose potessero prendere in considerazione di partecipare.
I Giochi persero gradualmente importanza con l’aumentare del potere Romano in Grecia. Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero, i Giochi Olimpici vennero visti come una festa “pagana”, e nel 393 D.C., ponendo fine a una storia durata 1000 anni, l’imperatore Teodosio I decretò la soppressione.
Degli olimpionici antichi, resta il ricordo dei più celebrati: Koroibos, il primo vincitore nel 776 A.C., Milone di Crotone che, nel 472 A.C., vinse sei gare. I Giochi conservarono il loro prestigio nei secoli anche se il successivo dominio romano ne mutò l’identità. Ci fu spazio per barbari e gladiatori. Tiberio, futuro imperatore, fu il primo barbaro a vincere un titolo.
Per la fase moderna delle Olimpiadi, come anticipato, bisogna aspettare fino a metà Ottocento, quando degli archeologi tedeschi riportarono alla luce le rovine dell’antica Olimpia e un francese, Pierre de Frédy, barone di Coubertin (1863-1937), si convinse che la Francia potesse superare la recente sconfitta contro i prussiani dando ai giovani un’educazione fisica adeguata.
De Coubertin voleva anche trovare un modo di avvicinare le nazioni, di permettere ai giovani del mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerra. La rinascita dei Giochi avrebbe permesso di raggiungere entrambi gli obiettivi e per questo diventò l’alfiere della rinascita dei Giochi Olimpici moderni.
Era il 25 novembre 1892, quando, a 29 anni, Pierre de Fredy, barone de Coubertin, lanciò il suo appello e quasi due anni più tardi (23 giugno 1894) a Parigi, durante il primo congresso olimpico, al quale parteciparono 15 membri, propose di far rinascere i Giochi e lanciò quello che è ancora oggi il motto del Comitato Olimpico Internazionale (Cio): citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte).
La cadenza sarebbe stata di 4 anni, seguendo il calendario lunare dell’antica Grecia.
Fu sempre De Coubertin l’ideatore della bandiera olimpica: nella Rivista Olimpica del 1913, spiegò che i cinque anelli si riferiscono ai cinque continenti abitati e che i sei colori (compreso il fondo bianco) sono quelli presenti nelle bandiere di tutto il mondo.
I primi Giochi Olimpici dell’era moderna si sarebbero svolti ad Atene, in Grecia, la terra dove erano nati in antichità. Le prime Olimpiadi dell’era moderna furono un successo. Con quasi 250 partecipanti, fu per l’epoca il più grande evento sportivo internazionale mai organizzato. La Grecia chiese di diventare sede permanente di tutti i futuri Giochi Olimpici, ma il CIO decise che le Olimpiadi avrebbero dovuto essere organizzate di volta in volta in una nazione diversa. Le seconde Olimpiadi furono assegnate a Parigi, Francia.
Dopo il successo dell’edizione iniziale, le Olimpiadi attraversarono un periodo di crisi.
Le due edizioni del 1900 a Parigi e del 1904 a Saint Louis furono organizzate come semplice corollario alle Esposizioni Universali che si tennero in quegli anni nelle due città, soprattutto nell’edizione del 1904, la partecipazione internazionale fu molto ridotta, al punto che circa l’80% degli atleti era americano.
Anche la Seconda Guerra Mondiale fermò i giochi del 1940 a Tokyo e del 1944 a Londra.
Tanti i flash, i momenti di gloria di oltre cento anni di storia a cinque cerchi.
Da Connolly, studente americano vincitore nel 1896 del triplo ad Atene e passato alla storia come prima medaglia d’oro dell’era moderna, alla drammatica e indimenticabile maratona di Londra di Dorando Pietri. dagli ori di Owens a Berlino davanti a Hitler (le sue gesta vengono celebrate nel film Rase) ai magici 200 metri di Berruti a Roma, dai sette ori di Spitz e all’attacco terroristico a Monaco, al doping di Ben Johnson a Seul. E poi i boicottaggi, le proteste (prime fra tutte il pugno nero alzato sul podio di Messico ’68 da Smith e Carlos), fino al Muhammad Ali’ malato che con mano tremante accende il tripode di Atlanta e commuove il mondo.
Anche l’anno scorso i Giochi Olimpici 2020 di Tokyo sono stati fermati dalla Pandemia, in questo caso però si è preferito posticiparli al 2021 ( sono infatti in corso in questi giorni)
Il barone indicava quindi nel rispetto delle differenze culturali, delle diverse identità, la base della reciproca comprensione tra popoli e nazioni. Occasione di quest‘incontro tra i popoli era la gara, lo sport.
Il risultato tecnico delle gare era secondario per il barone, che proclamava: “Importante non è vincere, ma partecipare”.