
L’intelligenza Artificiale: da Turing a ChatGPT
Oggi si parla ovunque di Intelligenza Artificiale. È sui giornali, nei social, nei piani industriali, nei talk show. Ma quanti sanno davvero da dove arriva questa tecnologia che sembra spuntata fuori dal nulla?
In realtà, il viaggio dell’IA è cominciato molto tempo fa. E come spesso accade, è partito da una semplice domanda.
Tutto parte da Turing
Nel 1950, un matematico britannico di nome Alan Turing si chiede: “Le macchine possono pensare?”
Una domanda rivoluzionaria per l’epoca. La sua risposta? Costruire una macchina teorica – la Macchina di Turing – capace di eseguire qualsiasi calcolo. Questo modello, per quanto astratto, è la base del computer moderno.
Ma Turing fa di più. Propone un test: se una persona non riesce a distinguere una macchina da un essere umano in una conversazione scritta, allora quella macchina può essere definita “intelligente”: nasce così il famoso Test di Turing.
Oggi, ogni volta che interagiamo con un chatbot, un assistente vocale, o con ChatGPT, stiamo eseguendo in fondo una versione moderna del Test di Turing.
E ancora oggi, nessun sistema lo ha superato del tutto.
Dalla teoria ai dati
Per decenni l’IA è rimasta più un sogno che una realtà. I computer erano troppo lenti, i dati troppo pochi, le aspettative troppo alte.
Ma qualcosa cambia all’inizio del 2000. Arrivano internet, i big data, e una potenza di calcolo mai vista prima. Ed è lì che nasce il Machine Learning: l’idea che le macchine non vadano solo programmate, ma che possano imparare dai dati.
Da lì si passa al Deep Learning: un sistema di reti neurali che simula (in parte) il funzionamento del cervello umano. È grazie a questo salto che iniziamo ad avere riconoscimento vocale, immagini, traduzioni automatiche… e poi, ovviamente, ChatGPT.
Il boom dell’AI Generativa
Nel 2022 succede qualcosa di grosso. OpenAI lancia ChatGPT. In pochi giorni, milioni di persone iniziano a usarlo per lavoro, per curiosità, per gioco.
Per la prima volta, un’intelligenza artificiale è accessibile, utile, sorprendente. Scrive email, articoli, poesie. Genera codice, risolve problemi, conversa.
E non è sola: arrivano Gemini di Google, Copilot di Microsoft, Claude, DALL·E, Midjourney: tutte basate sulla Generative AI, che non si limita a rispondere, ma crea.
È l’inizio di una nuova fase. Una fase in cui la creatività non è più solo umana.
Quando l’IA era solo un film
Molto prima che ChatGPT entrasse nei nostri telefoni, l’IA era già presente nei nostri immaginari.
Hollywood ci aveva pensato da decenni.
- In 2001: Odissea nello spazio (1968), HAL 9000 prende il controllo della missione spaziale e mette in discussione il ruolo umano.
- In Blade Runner (1982), i replicanti sollevano il dubbio: cosa ci rende umani?
- Con A.I. – Intelligenza Artificiale (2001), Spielberg racconta un bambino-robot capace di amare.
- In Her (2013), Joaquin Phoenix si innamora della voce del suo assistente virtuale.
- In Ex Machina (2014), la domanda è inquietante: cosa succede quando un’IA diventa più astuta di noi?
Questi film non erano solo intrattenimento. Erano specchi. Visioni (a volte profetiche) dei dilemmi etici e sociali che stiamo affrontando oggi.
Nel 2023, il mercato dell’IA in Italia ha toccato i 760 milioni di euro, in crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Le aziende investono, le startup sperimentano, le persone si dividono: tra entusiasmo e inquietudine.
C’è chi vede nell’IA un acceleratore di efficienza e creatività. E chi teme un futuro fatto di sorveglianza, manipolazione, perdita di posti di lavoro.
Per questo l’Europa ha varato l’AI Act, il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale, che cerca di fissare regole chiare, soprattutto per i sistemi ad alto rischio.
L’IA oggi è uno strumento. Domani potrebbe essere un collaboratore. Dopodomani… chi può dirlo?
Diventerà mai cosciente? Sarà in grado di prendere decisioni etiche? Potrà avere emozioni?
Oppure continuerà ad essere, semplicemente, uno specchio delle nostre intenzioni?